Strunz,
ch’arravugliat’ staj,
n’goppa a nu marciapiede
dint a na sfera e sole.
Nù muscuglione t’ gir attuorn’
e t’ canta na ninna nanna,
e tu t’adduorm,
STRUNZ.
Non sono impazzito e nemmeno voglio essere volgare, quella che avete appena letto è una delle più famose poesie di Salvatore Di Giacomo.
Autore di poesie, novelle e testi di canzoni, Salvatore Di Giacomo rappresenta una delle più intense voci poetiche di Napoli e d’Italia di fine Ottocento.
Nato a Napoli il 12 Marzo 1860, scopre la propria vocazione poetica e letteraria dopo aver lasciato gli studi di medicina.
Alcune delle sue poesie, musicate da compositori dell’epoca, sono oggi capolavori indiscussi della canzone napoletana come Marechiaro, Era de maggio, Carulì, Palomma ‘e notte.
Canzoni portate al successo in tutto il mondo da tenori come Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Jose Carreras i quali hanno reso queste canzoni magiche e conosciute in ogni angolo del globo.
Ma oggi non è di arte che voglio parlarvi… ma è proprio di MERDA.
Girando per San Pietro a Patierno sui marciapiedi cittadini, ormai è come camminare in Afganistan, purtroppo mentre lì ci sono i campi minati da noi ci sono i marciapiedi merdati.
Certo il paragone non è dei più felici, le mine portano la morte, qui invece calpestare la merda dicono porti fortuna, potrebbe anche essere, ma in quel momento dopo aver pestato la merda le “iastemme” arrivano fino in Siria.
Adesso vorrei sapere di chi è l’incuria? Il cane che giustamente in modo libero dovrebbe poter cacare dove vuole, non può contenere il suo spirito libero.
A differenza del nostro amico a quattro zampe noi abbiamo regole comportamentali, che loro non devono rispettare, il vero animale, il vero incivile, è il padrone che porta a spasso il proprio cane senza busta e paletta.
L’unica soluzione che mi sento di consigliare, visto che le amministrazioni comunali, e i padroni non se ne importano, potrebbero essere istituite delle nuove figure, gli Smerdaiuoli dei marciapiedi.